Giovanni CESCA

Giovanni Cesca

Così sono giunto alle città parallele
di Giovani Cesca (2020)

 


Dei brevi racconti scritti per ciascuna delle città, qui riporto solo quache breve traccia come suggerimento, indicazione in relazione alle immagini. Sollecitato dalla lettura delle Città Invisibili di Italo Calvino, mi sono trovato a viaggiare tra idee che apparivano alla mente, trovavano una prima forma visibile nel momento creativo degli schizzi e, di seguito, una risonanza verbale in alcuni appunti scritti. Tutto questo materiale è approdato come un galeone nel porto immaginario che ho chiamato Città Parallele.

La suggestione iniziale partita con il riferimento letterario citato, si è aperta a spazi d'invenzione che hanno originato a loro volta una sessantina di opere variegate nelle tecniche e nelle misure, a volte impegnative, unitamente a quattordici racconti brevi sorti come suggerimenti nella lettura delle opere stesse a cui essi sono riferiti: in verità vissuti come divertimenti veri e propri tradotti in scrittura. Un progetto, questo, iniziato nel 2017, completato nel 2019 e presentato nella Mostra “Fabula – Viaggio in Oriente” al Museo del Paesaggio di Torre di Mosto.

Sulle pareti ampie e luminose del Museo, il racconto per immagini partiva da lontano con opere del 1969 che già da allora proponevano temi aperti e complessi veicolati dal fervido immaginario: il tutto accompagnato da un'intensa riflessione introspettiva a sua volta in rapporto dialettico con il mondo dell'invenzione inteso come risorsa sempre innovativa. C'è un filo rosso che unisce quelle prime esperienze veneziane, vicine alla poetica surrealista, ai temi sviluppati di recente ed espressi nel ciclo delle Città Parallele. Tale poetica si accompagna ad una generale visione collegata a quell'ambito di conoscenze che la Fisica più avanzata indaga, forze definite “oscure” solo per il fatto di non essere facilmente comprese e comunque assolutamente impossibili alla percezione visiva. Di questo mondo ricco d'interrogativi ho cercato di raccontare qualche aspetto avvalendomi di figure e situazioni che solo un immaginario “galoppante” può offrire come quello da me frequentato.

Dei racconti scritti per ciascuna delle Città, qui viene riportata solo qualche breve traccia come suggerimento, suggestione, indicazione rispetto all'enigmaticità delle immagini.

MIRALIA parallela di Despina protetta dallo sciamano Athabascia. La città si configura come un'immagine iconica dell'Incorruttibile: un cristallo sfaccettato che riluce di Bellezza. Qualora dovessero manifestarsi delle avversità nelle situazioni relazionali, ciò consente di mettere in atto la Forza: lo si trova scritto come suggerimento persistente lungo le vie, sui materiali urbani più disparati.

VARALIA parallela di Leonia. Avvolta da una cortina di nubi la città è strutturata in spazi misurati dentro ai quali gli abitanti riescono a conservare le loro cose. Anzichè ritenere scomoda questa condizione le persone la trovano la più convincente per il mantenimento della Consapevolezza e della propria Identità. Una differenza abissale con Leonia, città opulenta, che ogni giorno si rinnolva completamente ammassando indiscriminatamente tutto ciò che scarta.

ALLISSA parallela di Marozia. Quattro lunghissime strutture lineari parallele tra loro indicano il luogo degli “accadimenti” dove sono espresse le pulsioni e gli stati d'animo dei suoi abitanti. Mentre l'anima di Marozia è individuata nella visione della Sibilla, relativamente al topo e alla rondine, qui ad Allissa la sciamana d'Antares svela a coloro che le si rivolgono, accadimenti prossimi e destini.

ELLE – VIA parallela di Bersabea. Elle-via è sospesa nello spazio ed ha una configurazione simile alla struttura di un fiore portata su dimensioni gigantesche. Le strade e i vari nuclei abitativi seguono la forma degli stami, dei pistilli, delle antère sostenute dai filamenti da cui si dirama. I sepali e la corolla si configurano in un grande spazio sferico che ne traccia il territorio: sembrano la sua aura. E’ in sostanza una città/sfera aperta nello spazio celeste tempestato di stelle, ambiente che sembra cantare la bellezza con la sua stessa forma.

JOHTHENE parallela di Eutropia. Guardando da una balaustra alle prime luci dell’alba quando ancora lumeggiano alcune stelle, si scorge Jothéne affascinante città costruita come un’enorme trina impreziosita da innumerevoli dettagli. A guardarla bene ha la sembianza di un gigantesco frutto d’alchechengi nella fase avanzata: quella che la fa sembrare un raffinato merletto quando in realtà si avvicina alla sua risoluzione materico-formale. E anche se nel pensiero generalista dominante, la “conclusione di qualcosa” è vissuta come una privazione, la forma di Jothéne proprio in questa fase acquista tutto il suo splendore. Potendo vedere la sua evoluzione si direbbe che nella fase iniziale, quella più ricca di energia biochimica, la forma esterna che esprime sia a dir poco scontata, priva di fascino, anche se animata da un lucente color arancio-vermiglio.

ALASIA parallela di Cloe e Zemrude. Alasia è a pari distanza da Cloe e Zemrude e la sua collocazione sembra sottolineare le caratteristiche che la differenziano da queste due città. Alasia è stata costruita su vari livelli ognuno dei quali frequenta luci e ombre. Dai posti più impensati: gli angoli delle abitazioni, i poggioli, gli spigoli delle finestre, le fessure delle porte, si propendono sguardi che cercano il contatto. Questi sguardi provengono da intime situazioni personali sempre propense all’apertura rispetto alla situazione precedente Se si potesse dare una forma a questa situazione emozionale potrebbe assomigliare ad una sorta di imbuto aperto verso l’esterno, qualcosa di simile alle strombature fortemente accentuate nelle monofore delle cattedrali romaniche. Sguardi che vanno dall’alto verso il basso, sguardi verticali, inclinati o quasi orizzontali, sguardi attuali, sguardi che affondano nel passato, sguardi primordiali. Alasia potrebbe essere definita “La città-pianeta degli sguardi”.

VELI' VELU', VEGLIAU – Anima orizzontale parallela di Raissa. Nel canto originario, considerato come la prima pietra di fondazione del nucleo urbano, la sequenza di note faceva così: la, sol, fa, mi, sol, fa, ripetuta molte volte. Una sorta di cantilena, si direbbe, simile all’imitazione del suono delle campane sentite in lontananza, così come lo potrebbe esprimere una persona semplice che non conosce nemmeno il nome delle note stesse. Velì Velù Vegliàu è prevalente luogo di memorie dove gli abitanti dimorano sui quattro livelli su cui è strutturata la città, ciascuno dei quali ha il nome di una delle note che compongono i suoni: la, sol, fa, mi. A differenza di Raissa ( città parallela un po’ più antica), qui ha avuto la meglio il desiderio del Rinnovamento Continuo che potesse poggiare su un fondamento armonico: La Musica, appunto, vissuta anche nel più semplice dei modi.

VELI' VELU', VEGLIAU – Anima verticale parallela di Raissa. L’aspetto è intricato e complesso e i suoi abitanti vivono all’interno di uno dei tanti percorsi dei quali è formata la città verticale. L’asse centrale è il fulcro delle comunicazioni rispetto al quale si incrociano altre sei strade maestre create sulle sei note: La, Sol, Fa, Mi, Sol, Fa che ritornano nella cantilena evocata nella città orizzontale. Attivando un esempio fantasioso, è come se si innestasse nel decumano di un’antica città sei cardo (anziché uno) che scandiscono lo spazio a intervalli regolari. Su questa struttura madre che fonda l’identità della città verticale, vivono altre tracce dalla forma sempre curvata e l’intreccio è tale da sembrare inestricabile. In ciascuno di questi tracciati curvi vivono gli umori degli abitanti che, a seconda della tipologia, fanno torcere e muovere ciascuna parte di questo insieme tanto intrigante quanto affascinante.

ARMILLETTA parallela di Armilla – Sciamano Bakhilor. Vicinissima ad Armilla si trova Armilletta città sorella. E’ bene non farsi trarre in inganno dal diminutivo rispetto alla sorella maggiore perché, proprio nella sottigliezza di approccio alla realtà, la città vicina cela l’apertura ad un mondo di soluzioni. Nella prima città gli abitanti non riescono a coordinare le proprie potenzialità, non sanno cosa sia il rapporto sinergico, ma non sanno nemmeno cosa sia in rapporto tout cour. La difficoltà consiste proprio nel riuscire a trovare la chiave della soluzione per aprire le reali potenzialità che nella città di Armilla erano ormai cristallizzate in una forma irrisolta: il fascino della città consiste nella struttura fatta da selve di tubi, senza muri perimetrali che ne giustificano l’esistenza. In un primo tempo Armilletta ha imitato la città sorella e in seguito all’arrivo di alcuni nuovi abitanti divenuti risolutivi per i nuovi sviluppi, ha iniziato a introdurre sostanziali variabili. I nuovi venuti, muniti invece di ago e filo per cucire, potevano porre rimedio alle difficoltà in base ad alcune conoscenze ritenute enigmatiche provenienti da Vannisia, luogo ancora non ben conosciuto e avvolto in un alone mitico, ricco di storia e di cultura.

PLUMETIA parallela di Ersilia- Sciamano Sehetil. La città parallela ad Ersilia è Plumetia ed entrambi sono simili per la particolare configurazione delle relazioni tra gli abitanti. Mentre in Ersilia a caratterizzare la città rimangono prevalentemente gli intrecci dei fili, l’originalità di Plumetia è data dalla presenza di realtà legnose che abitano silenziosamente il territorio, quasi una sorta di foresta stilizzata. Talune di queste presenze/forme sono chiaramente protagoniste per la posizione che occupano più che per la dimensione, altre invece sono dimesse e pudiche nella loro arretratezza. In questa città gli sguardi degli abitanti sembrano avere una tale importanza da divenire autonomi rispetto al soggetto stesso che agisce: a volte tali sguardi partono dalle strutture legnose per poi vagare liberi nello spazio attorno. Quello stesso tipo di piuma che in tempi antichi, intinta nell’inchiostro consentiva il racconto e la comunicazione, qui assolve la funzione di generare l’essenza della relazione.

LENTIA'- PER parallela di Zora – Sciamano Tholes. Accanto alla città di Zora c’è Lentià- Per e per arrivarci il visitatore deve procedere in modo assolutamente anticonvenzionale. Non ci sono indicazioni chiare per potervi accedere: sembra che la città stessa voglia selezionare i visitatori mettendoli alla prova senza il bisogno di intermediari. Entra solo chi si dispone ad un atteggiamento che nella forma comporta silenzio, attesa, disposizione autentica all’incontro. Oltre a questo, sembra che un’indicazione attendibile per accedere a Lentià-Per sia di indugiare, nella città di Zora, tra il grande orologio e la torre di vetro dell’astronomo. Con questa strategia e buona disposizione d’animo, il visitatore sente prima una vibrazione all’altezza del petto e successivamente vede aprirsi davanti a sé uno spazio. Spazio che un attimo prima non era visibile, non c’era proprio per la vista. Lentià-per è magica, si sviluppa in un continuo susseguirsi di Ambienti dalla forma ellittica dove vivono le memorie degli abitanti, raramente visibili, la cui presenza si percepisce nei segni che lasciano in alcuni punti per loro significativi.