(teoria)DAL ROSSO AL BLU di Giovanni CESCA Percorso artistico-concettuale espresso in 239 disegni realizzati in sei giorni: 17 - 18 – 20 – 22 – 23 – 24 dicembre 1970
Nella seconda metà di dicembre 1970 improvvisamente scaturisce in modo trabocchevole l’esigenza di esprimere concetti, convinzioni, sensazioni che maturano in un periodo fortemente caratterizzato dalla ricerca spirituale ed estetica. Un percorso, questo, vissuto nell’ebrezza del sentire, nella percezione della grande carica vitale data dalla fusione tra corpo e mente. L’anima c’era sì, eccome, ma non ancora con la consapevolezza di quale fosse il suo posto, la sua identità rispetto al contesto. A distanza di tempo è possibile dire con grande serenità che l’anima era nel lavoro stesso. Ora, riguardando questo percorso dopo anni di sedimentazione, emerge tutta la sua forza intellettuale e interiore, la potenza energetica, al punto da ritenerlo e sentirlo come uno dei punti più alti di tutto il percorso artistico e intellettuale compiuto fin qui. Una ricerca, questa, mai pubblicata o esposta e ritenuta già in quegli anni avanguardia concettuale.
Il primo giorno di lavoro, 17 dicembre, è da considerare come il momento di partenza, “l’accensione dei motori”, dove risulta centrale l’elemento figurale dei volti interpretati nello stile del cubismo sintetico. Tutto questo antefatto, articolato in 51 disegni a matita risolti con pochi segni, ha comunque una sua valenza autonoma sul piano formale ed è proiettato sul concetto dell’esprimere senza ripensamenti: tutta azione diretta, tutta pura sintesi formale. E’ la carica interiore ad unire questo ciclo al lavoro successivo e l’idea di fondo è data dalla considerazione del fatto che la realtà si articola nella sequenzialità temporale sia nella dimensione biologica-materiale come in quella mentale-spirituale.
Il desiderio di sintesi come espressione di verità priva di orpelli, la convinzione della realtà misteriosa e complessa nella quale siamo immersi, la percezione che lo spirito abita il corpo, si fondono nel lavoro dei giorni successivi, superando l’ossimoro dei due poli attraverso l’espressione libera delle domande e delle risposte che allora venivano poste e ricevute da altrove . In tutta quella intensità c’era un autentico desiderio di “essere” nella verità di come stanno le cose del profondo al di fuori delle convenzioni; desiderio vissuto fino alle estreme conseguenze intellettuali e formali. Di fronte a tutto questo non potevano esistere mezze misure: la ricerca doveva procedere apertamente, a 360°.
18 DICEMBRE 1970
La domanda di fondo che ricorre in tutta la ricerca è il rapporto tra Materia e Spirito: l’interrelazione tra due poli sinteticamente espressi dal “Dove Sono e Dove Vado” e rappresentati figurativamente ( o graficamente ) dal Rosso della terra e dal Blu del cielo. Tale relazione dà luogo allo svolgimento del percorso che volge alla fusione tra i due elementi per arrivare alla luce: il Bianco
Il Punto, rappresentato graficamente, è la posizione della ricerca, è la domanda che non ha ancora risposta, è la voglia di vivere in tutta pienezza, è il desiderio di conoscere, è apertura ( dis. 2,3,4,5 )
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Nel foglio 7 La “Pittura è una cosa vera” , esprime il concetto ambientato nello spazio del cielo e assume una forte connotazione simbolica a significare il valore rappresentato dallo Spazio del Cielo inteso come spazio per nuove possibilità, nuovi accadimenti. E’ simbolicamente lo spazio d’apertura, il superamento di un limite dato invece dalla materia intesa come essenza chiusa in se stessa e quindi limitata. Si scoprirà poi nel tempo che le cose sono assai diverse rispetto ai concetti di Materia e Spazio, Materia e Spirito. Nella lettura della realtà prevale la coscienza della Materia come strumento di conoscenza a partire proprio dal limite e lo Spazio è sì luogo degli accadimenti e delle possibilità, ma non è vuoto come lo può percepire solo l’occhio.
Nella ricerca del ’70 è comunque l’interazione tra i due elementi a creare la straordinarietà della realtà che è , appunto, verità o anche totalità (dis. 8 “Sono vicinissimi Cielo e Terra “, declinati nei due colori, così come nel dis. 9 “Il Cielo è sulla terra e la Terra e nel cielo”).
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Parti o componenti di una unità che si può comprendere nella non esclusione di una di dette parti, ma nella relazione, appunto, tra esse (dis. 10). Rosso e Blu come metafora del “non essere centro”, punto fisso, immobile, ma piuttosto possibilità dialettica tra elementi tutti significativi, indispensabili all’essere per lo sviluppo reale ( dis. 11 “Se tu sei nel Rosso prova a vedere se esiste il Blu”).
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E poi, nella sequenza successiva, una visione dalle caratteristiche chiaramente pedagogiche e sociali nelle quali la posizione personale è sempre espressione dell’essenza. Qui vengono presi in considerazione e stigmatizzati i responsabili delle Agenzie Educative di uno Stato ( dis. 12). E subito dopo una dichiarazione “radicale” per un ipotetico ideale progetto di applicazione dei valori, secondo modalità non realistiche ma ideali, appunto, ( dis. 13 “...si prendono gli alunni e si insegna loro…”) scelta quasi imposta per un bene personale e comune…In questa intenzionalità c’è tutta la tensione ideale in un tempo caratterizzato da particolari sollecitazioni con i relativi risvolti sociali e politici.
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Dal disegno 17 al 20 inizia una relazione tra il Rosso e il Blu, i due ambiti del tema, con l’introduzione delle forme archetipiche del cerchio, del quadrato, del triangolo, identificate come entità che si spostano equilibratamente tra lo spazio del Rosso e il Blu, agendo secondo un principio di graduale Transizione – Nuova identità, data dalla contaminazione con il Nuovo. Per entrambe i poli Blu e Rosso vale equamente il principio di gradualità. In questo senso non c’è una supremazia, una posizione categorica di uno sull’altro, del Cielo sulla Terra e viceversa o della Materia sullo Spirito e viceversa.
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Nel disegno 21 è rappresentato un insieme di segni che evocano un cuore pulsante dato dal movimento tra i due poli quasi fosse il motore di tutto. L’Energia è data dal movimento e il pulsare di quel cuore è il Sentire, il Vivere, l’Esserci, l’Essere. L’Energia crea il movimento che annulla le singole parti e approda all’Uno. Nell’Uno non è importante la singola parte ma la Forza prodotta nell’Uno stesso. Il Bianco sta ad indicare la fusione tra le parti del tutto: non è annullamento ma Luce. Il Tutto non è inteso come utopistico valore simbolico ma piuttosto come possibile realtà da vivere.
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Poi, nei disegni 24, 25, 26, altra variazione sul tema per indicare le varie possibilità rispettando il “gioco tra le parti” articolate secondo una regola superiore: i quadrati pieni o solo perimetrati cromaticamente, interagiscono nell’altro colore. Secondo questa visione, se i sistemi si organizzassero attorno alla forza del principio che regola ciò che la metafora del Rosso e Blu esprime, se si adeguassero alla “legge” del Rosso e Blu, ci sarebbe maggiore libertà e di conseguenza sviluppo consapevole. Gli schemi del sistema anziché struttura portante possono diventare gabbia anziché mezzo, quando viene perso il contatto con il Centro, l’Essenza. Quindi di conseguenza gli strumenti come il linguaggio o la numerazione possono diventare fine a se stessi, non finalizzati alla crescita dell’insieme dell’uomo ( dis.29, 34, 35, 36)
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Nel disegno 35 la scritta “…la quantificazione confonde l’essenzialità dell’Essere…” sottolinea la necessità di non porre lo strumento come fine ma solo come mezzo nel cui nucleo abita lo spazio sinonimo di libertà. E di interazione tra spazi e territori emozionali, razionali, vitali si continua a parlare nei successivi disegni fino a giungere con i fogli 39 e 40 alla conclusione dove gli elementi si raccolgono gradualmente nell’ Uno.
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20 DICEMBRE pomeriggio
Prosegue la ricerca che si propone di sondare ambiti espressivi relativi a temi, tutt’altro che semplici, legati alla consapevolezza dei vari livelli dell’esistenza. Nel dis.1 si riparte dalla sintesi con la quale andava a concludersi la prima giornata di lavoro sul Rosso e Blu: un segno rosso è il cuore del messaggio; attorno, un cerchio che si sta “scuotendo-aprendo” per divenire “a/A-ltro” e al suo esterno un perimetro lo circonda ed è simbolo del Bianco. Questo modello assume poi al suo interno la sembianza di un volto ( dis.2) nelle variazioni che seguono.
1
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Per meglio entrare in quello che viene esposto, si può dire che questi volti potrebbero essere nominati e considerati “Volti-anima” in quanto esprimono il carattere di una determinata persona. Per esporre questi concetti è necessario avvalersi di strumenti atti a consentire, in modo incisivo, l’estrinsecazione dei contenuti, quindi utilizzare le possibilità espressive offerte dalla ricerca artistica del Novecento. I disegni rimandano infatti, senza indugi, alla poetica stilistica introdotta dagli artisti delle prime avanguardie storiche: Picasso, Klee, Mirò, per citarne alcuni. Una particolare sottolineatura è data dal “vedere col cuore” (dis.6) dove l’occhio viene posto alla fine di una sorta di breve canale , una sorta di linea-forza futurista che descrive la forma nell’insieme della sua evoluzione spazio-temporale. Questa sintesi formale verrà utilizzata nei disegni del 1971 fino ai quadri ad olio del 1972 e ‘73.
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A volte (dis. 7) la percezione visiva va oltre a quelle della terra per addentrarsi in ”Spazi” nuovi, fino a galleggiare, vivere in detti spazi. Le Anime-volto/Volto-anima disegnate, assumono le sembianze di persone incontrate in precedenza o solo viste durante il corso della giornata ( dis. 9,13 ).
20 DICEMBRE notte( dalle 23.00 del 20 dicembre alle 24,19 - cioè le 0,19 del 21 dicembre )
Un’energia molto forte si manifesta in un’ora e 20 minuti di lavoro ininterrotto e inonda corpo, anima e mente fino a divenire rapimento che conduce verso i Suoi Piani d’Esistenza. Attraverso la mano fluiscono segni, considerazioni-visive, pensieri-visivi. Ciò che è visto e sentito viene scritto e disegnato, lasciando scorrere l’energia senza domandarsi cosa sta accadendo. Se fosse stato fatto, si sarebbe interrotto il flusso che spontaneamente era assecondato. Veniva accolto tutto Ciò che arrivava e del quale è possibile dare anche ora solo una ragione parziale. Negli anni le esperienze fatte hanno consentito di comprendere l’ampiezza del nostro Essere e, in determinate condizioni, la possibile connessione con l’Uno. Non è stato facile accettare tutto questo perché molto al di fuori dalle convenzioni ma anche dalla stessa capacità di comprendere il senso di questa Forza che si manifestava. Una grande Energia spingeva ad agire con quella modalità d’espressione. Riguardando ora alcuni fogli risulta più chiaro il significato espresso, di altri c’è ancora qualcosa che sfugge: sono carichi di un enigma che solo procedendo con cautela sarà possibile decodificare. Questo non può essere certo un approccio immediato: c’è bisogno di kairòs non di kronos e ciò non è poi così scontato visto il mondo in cui viviamo. Non è facile immaginare come questi fogli possano essere letti da chi è completamente “digiuno “ di estetica, di percorsi concettuali e interiori. Tuttavia è possibile leggere questi segni con tranquillità e nella consapevolezza che non c’è nulla da dover dimostrare ma tutto da sentire e vivere.
Questo percorso inizia con pane e vino, nella simbologia che conosciamo e subito dopo nello stesso spazio al di sotto della linea di terra, una sorta di mascherone che ride a bocca aperta ( dis. 1, 2 ). Poi un punto interrogativo - un attimo di consapevolezza rispetto a queste stranezze - e allora, comunque, la terra si apre a ricevere uno spazio altro, di cielo ( dis. 3,4).
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Nell’apertura vengono a svilupparsi delle forme nella tipologia dei Volti-anima già individuati nel precedente percorso. E’ interessante vedere gli sviluppi di questo sentire le Presenze, nelle configurazioni più diversificate ( dis. 06, 12) che si alternano a visioni simboliche e ad espressioni che oscillano tra il concetto di unità e dal suo movimento interno : una sorta di yin e yang “occidentali” dove una parte può essere compresa solo in relazione al tutto ( dis. 8,17 ).
12 6
8
17
Fa seguito una sequenza di fogli che pongono come presupposto la consapevolezza della propria esistenza, tradotta graficamente nella “scansione” del nome entro la logica dell’Universo all’interno della quale Vive l’Essere ( la propria esistenza dis. 19). A precisare questo concetto viene incontro il disegno 22 dov’è esplicitata l’intenzione con la frase – dichiarazione “La mia vuole essere pittura dell’Essere e non dell’avere. Chi ha non è e chi è non ha” ( non ha bisogno di legarsi all’avere).
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39
A partire da questa convinzione di fondo, ciò che sta intorno è percepito contemporaneamente - parallelamente alla corrispondente visione interiore ( il terzo occhio? ). Viene così a crearsi un sistema percettivo costituito da vedere con l’occhio e percepire altri livelli di realtà oltre i sensi. Interessante a tale proposito la sequenza delle visioni-spartito ( dis. 24,26,28).
24 26 28
La sequenza di volti che segue riconduce sempre al rapporto con una forma che si collega alla terra, al reale. Un segno si apre e cerca spazio ( dis.39) oltre al quale ci sarà un altro segno che si aprirà a sua volta ad un nuovo incontro. Visione dinamica del fare, segno che produce immagine: immagine che a sua volta si tramuta in concetto. E’ un mondo che si genera e rigenera in continuazione dando luogo ad un racconto senza fine che si sposta tra la coscienza dell’essere e la sua rappresentazione. A volte un volto può parlare anche della facoltà della parola, quando questa ha in sé tutta la pienezza dei contenuti che si connettono direttamente all’Universo. Allora, al posto della bocca nel disegno 40 ci sono i simboli del yin e dello yang e nel disegno seguente sono evidenziate solo alcune parti del volto quasi a significare che attraverso queste viene espressa la sostanza, il carattere di quella figura-essere (dis.41). Il fluire dei ricordi riporta alla visita di Torcello con la ricchezza del vissuto che ritorna come energia mentre la mano traccia il disegno ( dis.45). La magia di quel luogo ricco di spiritualità si dichiara in silenzi profondi interrotti e scanditi solo dai passi sul lastricato di mattoni che porta a S. Fosca. E’ tutto un navigare in uno spazio di possibilità, è un affidarsi e lasciare che l’anima gusti la sua essenza.
40
41
45
Nei successivi disegni viene percorsa in modi diversi la possibilità di variare ( dis 48,51,52 )
48 51
52
la percezione dell’esistenza anche nella visione e nell’uso di un semplice tavolo che ha comunque in sé una valenza simbolica ( dis. 54 ): nulla è inutile nel quotidiano e nulla prevale su tutto il resto. E poi, nel fluire dell’azione, ancora volti incontrati con espressione di sentimenti come felicità e stravaganza, per ritrovare subito dopo l’essenzialità nel ritorno alla matrice originaria ( dis. 57,58,64).
56 58
64
Forme-volto si alternano a punti-costellazioni, quasi a creare una relazione tra la persona, la sua essenza, l’Essere e l’Universo (dis. 65,67,70).
65 67
70
In tutto questo Essere la Variazione della forma che in realtà esprime la variazione insita nella sostanza, è talmente “ricca” da apparire a noi trabocchevole e assolutamente infinita (dis. 74,79,91).
74 79
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Il percorso trova la sua conclusione segnica in una decina di fogli che parlano di presenze possibili da cogliere a livelli sottili, parlano di sacro con riferimenti ad un’iconografia riconoscibile, parlano di collegamento energetico rappresentato dalle prese di corrente elettrica e dai fili di collegamento per l’estensione di detta energia. Questa è palese metafora di Altra Energia a cui collegarci per ritrovare la nostra Essenza ( dis. 93,95,101).
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