Giovanni CESCA

Giovanni Cesca

Discese e risalite - Le città invisibili
di Giorgio Baldo
2018

 

Questa sezione presenta artisti che si sono dedicati a inventare città invisibili sulle orme di Calvino.
Le loro invenzioni sono enigmi che attendono scioglimenti multipli e personali; nessuna parola critica può ricostruire il fascino che promana dalla loro raffigurazione. La parola trema davanti all'immagine autosufficiente. Si possono solo evocare dei titoli e poco più, rinviando ognuno a cercare nei testi originali dei creatori di immagini l'enigma che celano.

La rassegna delle città invisibili nel percorso che abbiamo immaginato, è nutrita di incontri. Si potrà vedere la città dei sarti di Silvestro Lodi, dove si progettano con sapienti strumenti modelli ben proporzionati dei corpi naturali del mondo, inquadrati in misure e reti poligonali, e su questi schemi si tagliano e cuciono le vesti degli uomini e quelle dei paesaggi montani.

La città dei foglietti di carta di Dario Pinton, nata dalla lettura degli aruspici nel cavallo di spade, nel quadro di Carpaccio di San Giorgio e il drago, in una carta dei tarocchi e da schizzi del globo terrestre. Una città di foglietti di carta nati dal caso, dove sono disegnate prati di erbette di matita, darsene per barchette di carta e barche di legno, nuvole appese su fili di bucato, mappe di Venezia, casette-palafitta col camino sul mare , e il mare e i monti
Mettili insieme i foglietti e avrai la città delle carte, componibile a piacere, che potrai cambiare ogni giorno cambiando l'ordine degli addendi.

Poi la città dei ponti infiniti di Antonio Lovison, nata e cresciuta sulle fotografie delle metropoli americane. Le città di Giovanni Cesca, che con carboncini e matite disegna in spazi siderali città schermo, città occhio, città fiore, città cassetti, città delle pietre dure filosofali. E per farlo ricorre a sapienze tratte da libri alchemici su cosmogonie stellari, mondi alfa-numerici, universi paralleli, e scienze magrittiane.

La città disco di Cristina Bettin, con occhio specchiante al centro e vie labirintiche che vi convergono su cui si ergono edifici-alfabeto, costruiti con mattoni di lingue dimenticate, (rune, geroglifici, caratteri cirillici e pittografici....), trovati tra le rovine di una Torre di Babele crollata in Mesopotamia e un archivio polveroso di papiri ad Alessandria d'Egitto, dove si conserva la storia dei grandi imperi del mondo.

Piccole e perfette città possibili, reali nel nostro mondo ma con radici nelle terre lontane di Kublai Kahn.