SALUTO INTRODUTTIVO
Giovanni
Cesca bambino venne a Treviso come alunno di un collegio. Pittore,
ripensò agli scorci della città intravisti durante le giovanili
passeggiate e ne provò un senso di struggimento. Dal
natio Piave al Sile: il fiume richiama un altro fiume, il verde altro
verde e l'immagine di Treviso gli tornò nitida in mente con quei
contorni d'incanto e con quelle intense visioni rievocative in cui si
fondono paesaggio, leggenda e storia.
Vuole Cesca rendere
un omaggio alla città per quanto essa offre al pittore di allettante:
acque, acque, riflessi, pietre e ancora acque. Pensiamo allo
specchiarsi delle mura nel Sile, pensiamo ai mille rivoli dei Cagnani
tra un comparire e uno sparire, pensiamo a quanto di mitico in esse
egli rappresenta. Tutto questo è l'oggetto della pittura, dei disegni,
delle sanguigne di Giovanni che compone sinfonie di colori, essenza del
suo modo di vedere Treviso, in parte reale, in parte rievocato. E’
infatti proprio dell'arte trasfigurare e rendere fantastica la realtà:
realismo magico, spesso ottenuto con tecniche artistiche inedite. Lo
spettatore si troverà di fronte a una città amata al punto che il
pennello o la matita o la penna, la trasformano con forza in un
mondo sognato, in un idillio urbano ove gli elementi essenziali sono
pietra, acqua e luce. Perché questa è la sua Treviso, gioco di ombre e
di riflessi tra realtà e mito.
A Giovanni con affetto
Ernesto e Gabriella Brunetta
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