SPAZIO, CONTENUTI E CRITERI ESPOSITIVI
La mostra "Gli
oggetti della sartoria" presenta la serie di 24 disegni di Giovanni
Cesca dedicati al padre scomparso raffigurando i suoi strumenti e
materiali di lavoro; sono immagini realizzate a pastello dall'anno
1997, già parzialmente esposti a Treviso nel 2005. Per l'artista la
personale presso l'Alberto Carlo Teatrostudio di Pordenone è la prima
in Friuli ed è doveroso ricordare che il padre aveva origini friulane
(solo un caso?). Pietro Cesca era sarto e legati al mondo sartoriale
erano anche le zie paterne e il nonno materno di Alberto Carlo che,
erede di una storia e di una vocazione, ha messo a disposizione i suoi
cimeli famigliari per associarli all'evento espositivo.
La mostra, composta di quadri e materiale sartoriale, aspirando a
raggiungere il grado massimo di realtà e verità ha perseguito la
sintesi tra bidimensionalità grafica e tridimensionalità oggettuale,
rappresentazione visuale e motivi ispiratori, esteticità artistica e
creatività sartoriale.
Alla sede espositiva, situata internamente rispetto all'ingresso di via
Fontanazze, si giunge attraverso un percorso di "preparazione
psicologica": si entra nella dimora classicamente arredata che funge da
atrio e che costituisce il primo avvicinamento al mondo sartoriale, ma
che determina anche l'allontanamento dall'esterno, il distacco dallo
spazio dei rumori e della vita quotidiana.
Un itinerario mirato ad anticipare, senza però svelare, uno spazio
artistico riservato a macchine da cucire e manichini d'epoca, a
raffinati abiti e tessuti, ma soprattutto alle sublimi ed evocative
immagini di Giovanni Cesca; un percorso finalizzato a introdurre nel
mondo dell'ispirazione e della creazione estetica, cioè nella realtà
della meditazione, del mistero e del silenzio.
La prima parte della mostra di Giovanni Cesca, allestita nel salone
principale (17x6m) è dominata da una sequenza di 14 quadri, cadenzata
da un ritmo ternario: aperta dall'immagine emblema della mostra, Aghi
in rosso, è centralmente scandita da quattro "trittici" associati per
affinità tematica ed esposti con geometrica regolarità, e chiusa da I
fili della sartoria, disegno fuori formato come il primo;
parallelamente una batteria di vecchie macchine da cucire accompagna la
serie grafica e idealmente dialoga dalla parete opposta.
Diversamente è allestito il secondo segmento espositivo (13x6m) che,
pur aperto e contiguo, resta inizialmente escluso alla vista; si tratta
di una sala più eterogenea, differenziata e vissuta; essendo in
prossimità dei laboratori, compone ai quadri oggetti veri: un elegante
abito da sposa, datati cartamodelli, stoffe varie, una classica Necchi
del 1930; emblematica la giustapposizione, quasi magrittiana, tra la
storica macchina da cucire e la pendola del tempo perduto (Rintocchi)
di Giovanni Cesca. I suoi disegni, non solo forme eloquenti, ora
assumono anche valenza scenografica e, contribuendo a una sorta di
ricostruzione storica, partecipano e realizzano una vera e propria
installazione ambientale.
L'allestimento, curato da Roberto Costella e non riduttivamente
riservato ai quadri, costituisce quindi un contesto emblematico, uno
spazio integrato popolato da presenze vere, carico di valenze estetiche
e ideologiche complesse, dove oggetto reale e figurazione mimetica,
presenza materiale e riproduzione visiva, contemporaneità e tempo
passato coesistono e interpretano lo spazio dell'architettura, cioè la
realtà di un volume costruito dotato di struttura, estensione e,
soprattutto, di storia.
La mostra è una celebrazione dell'arte di Giovanni Cesca che a sua
volta rende omaggio al mondo estetico e professionale di Alberto Carlo
e alla storia sartoriale della sua famiglia. Ma l'evento culturale
intende anche esaltare due prestigiosi Made in Italy: quello classico
della pittura che da sempre connota la nostra identità culturale
nell'ambito occidentale e quello più moderno dell'alta moda che ci
contraddistingue per creatività nel mondo della produzione globale
contemporanea.
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