Giovanni CESCA

Giovanni Cesca

IL REALISMO MAGICO DI GIOVANNI CESCA, PITTORE DELLA FORMA E DELLA LUCE, ESTETA DELLA NATURA E DELLA STORIA

di Roberto Costella
2003

 

Le stagioni della sperimentazione artistica

La svolta

Le riscoperta della forma e della luce

I paesaggi fluviali

I paesaggi rurali, i paesaggi alberati e i paesaggi aerei

Le nature morte


 

LA RISCOPERTA DELLA FORMA E DELLA LUCE

Esteta prima che intellettuale, pittore prima che ideologo, escludendosi ad ulteriori e gratuiti sperimentalismi Giovanni Cesca cerca un linguaggio definitivo che possa finalmente rispondere alle pulsioni artistiche ed esistenziali più profonde; tenta cioè di liberarsi da un sistema ideologico e da un cosmo figurativo nel quale non riesce più a riconoscersi e si pone alla ricerca della sua storia, delle sue più autentiche e motivate esigenze espressive.
Riparte dall'evidenza della forma, dalla capacità definitoria della linea, dalla possibilità delimitativa del segno, dalla forza irradiante del colore, dalla potenzialità vivificatrice della luce.
Se non può negare l'interesse per la tradizione, sente però di dover acquisire ulteriore magistero tecnico, ma sa anche di poter mantenere, risignificandole, la valenza compositiva del disegno e la forza magnetica del colore.
E' la palingenesi di Giovanni Cesca, è il suo primo e ultimo capitolo, è quasi certamente l'approdo definitivo.
I percorsi di introspezione attivati, giustificati innanzitutto come autoanalisi, come ricerca e verifica di valori esistenziali prima che estetici, arrivano a minare e scardinare artisticamente gli stereotipati linguaggi, inadatti ad esprimere la sfera esclusiva dell'Io, a dare identità e sostanza al vissuto emozionale individuale.
Giovanni Cesca rinunciando alla mediazione di stilemi codificati o di teorizzazioni estetiche pretestuali, si impegna ad affrontare la realtà del mondo fenomenico, ad approfondire il ruolo della percezione, il significato dell'arte, il senso della comunicazione visiva.
Parallelamente sente di dover assecondare un insopprimibile spirito contemplativo che lo spinge ad instaurare un rapporto empatico con il micro-cosmo del vissuto: seleziona un mondo tematico esclusivo costituito dalle terre bonificate e coltivate della campagna sandonatese, dai fiumi arginati che solcano la pianura veneto-orientale, dagli alberi secolari isolati o dai filari allineati che profilano l'orizzonte, dai cieli profondi che illuminano spazi illimitati, dagli oggetti recuperati da una storia scaduta o ereditati da vite familiari perdute.
L'identificazione tra "soggetto contemplante" e "oggetto contemplato" portano Giovanni Cesca a elaborare un linguaggio capace di rispettare la forma percepita delle cose e dello spazio, per sublimarne la concreta fisicità in energia vitale, in essenza luminosa. E' la magia della luce che si irradia sul mondo a dichiarare la forza e l'anima profonda di una natura che resta comunque panteisticamente misteriosa e quasi insondabile, riscattata dal tempo effimero delle stagioni naturali e sottratta ai processi demolitori e distruttori della storia.
Questa aspirazione ad una "pittura pura" impegnata a rispettare l'oggettività referenziale e, al contempo, tesa a cogliere i valori più reconditi della realtà fenomenica, trova significativi precedenti artistici nella pittura veneziana primo-rinascimentale, in particolare nell'opera di Giovanni Bellini, di Giorgione e di Tiziano giovane: la capacità di resa atmosferica e di definizione prospettica attraverso il colore, la possibilità di rendere il vitalismo e l'autenticità degli spazi naturali sono valori e aspirazioni che diventano obiettivi primari nella ricerca di Giovanni Cesca.
Altri riferimenti artistici potrebbero essere rintracciati nel lirico e decantato vedutismo di Vermeer, nella luminosità irradiante di Turner, nella luce spiritualizzata di Friedrich, nella natura arcana di Böcklin, nel silenzio pacato e poetico dei paesaggi di Morandi, nella magica sospensione scenica di Balthus.
La volontà di conquistare l'essenza della luce-colore e dello spazio-materia connotanti l'identità territoriale veneta, l'impegno a fissarne la forma storicamente consolidata e a coglierne l'energia vivificatrice, diventano i motivi fondanti il nuovo capitolo estetico.
Si può allora affermare che la svolta pittorica degli anni Novanta sembra essersi pariteticamente sostenuta a ragioni etiche ed estetiche: Giovanni Cesca ha avviato il recupero delle "radici", si è riappropriato delle sue origini e delle terre delle origini. Ma, al contempo, ha saputo recuperare e aggiornare la pittura associata a quel mondo, quella della grande tradizione veneziana, nell'intento di preservare e dichiarare l'organico rapporto tra "natura" e "cultura": è questa la dimensione che ancora sopravvive nei luoghi sottratti al dominio della contemporaneità e nei territori dimenticati dall'uomo tecnologico; è questo lo spazio incontaminato che l'artista rintraccia e celebra attraverso la pittura.

Contenutisticamente Giovanni Cesca elabora un percorso articolato che sembra privilegiare l'ambito dello "spazio", espresso come "natura" dagli elementi primordiali della terra, dell'acqua, dell'aria e del fuoco; ma al contempo egli si sente attratto anche dal problema del "tempo" che si manifesta come "memoria" sia individuale-soggettiva che storico-mitologica.
Sono due filoni strutturati, compresenti e complementari perché la "natura" è memoria di se stessa, è mondo che riassume la storia passata sedimentando le stagioni biologiche; così la "memoria" è persistenza ed estensione temporale della vita naturale, è dimensione sublimante la materialità del mondo fisico.
Abbinati, nascono quelli che potrebbero essere definiti i cicli di un De rerum natura e di un De rerum memoria figurati, concepiti come meditata e concertata riflessione sulla declinazione di "spazio" e "tempo" in forma e colore, ispirati contemporaneamente dalla vita fisica esterna (biologica) e dalla vita emotiva interna (psicologica).
Si generano allora serie tematiche dedicate ai paesaggi fluviali, agrari ed aerei, agli alberi, alle nature morte e agli oggetti del passato mitico, storico e familiare.
Il paesaggio diventa capitolo fondamentale perché costituisce il soggetto più interpretato e articolato, ma soprattutto perché è il primo motivo a conquistare ed esprimere il linguaggio rigenerato della pittura di Cesca.


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